Raffaele Barbieri: «Cormorani, siluri, carassi... gli alieni portatori di disgrazie sono tra noi»

Un cormorano sulla barca di un pescatore

Ho partecipato con piacere, mercoledì 19 febbraio, alla conferenza stampa di conclusione della campagna ittiogenica del coregone, voltasi presso l’incubatoio ittico di Clusane. I presenti, capitanati dall’assessore regionale Beduschi, hanno ricostruito il percorso fatto per arrivare allo straordinario risultato a cui sono stato partecipe. Vi posso però garantire che vedere rilasciare milioni di piccoli avannotti è sempre emozionante, anche perché ogni piccolo pesce porta con sé un carico non indifferente di speranze.

Da buon critico con me stesso quale sono, mi sono però auto-interrogato e leggendo numerosi commenti nei vari articoli sembra che il quesito se lo pongano in molti. Stiamo sprecando tempo e risorse economiche, vista ormai l’appurata e abbondante presenza di specie più o meno aliene che si potrebbero cibare di tutto questo novellame? Per provare a dare una risposta esaustiva al quesito, dobbiamo partire dalle basi del progetto di immissioni nel lago. La “macchina” Incubatoio nasce dall’esigenza di sopperire alle difficoltà del pesce lacustre di trovare quelle condizioni ambientali in cui serenamente depositare le uova ed aspettare il tempo di schiusa. Usare una struttura artificiale per custodire in totale controllo e sicurezza elementi così delicati come le uova fecondate, permette alla schiusa di raggiugere percentuali di riuscita che rasentano la perfezione.

Con le percentuali ottenute quest’anno nell’incubatoio, su un milione di uova fecondate più di 900mila hanno raggiunto la maturità ed hanno generato gli avannotti. Di fatto, l’incubatoio permette di stabilizzare nel tempo le nascite, infatti così facendo si depotenziano sia i malumori del meteo sia la presenza di pesce come i carassi che si cibano delle uova. Una volta rilasciati, gli avannotti se la devono vedere con tartarughe e gamberi rossi della Louisiana; a questo problema si è cercato di rispondere rilasciando i piccoli pesci non in fondali di bassa profondità dove è più probabile che possano incontrare questi due predatori.

Una volta cresciuti, i pericoli per i coregoni arrivano sia dall’acqua sia dal cielo, siluri e cormorani sono sempre in agguato. Poco si può fare in questo caso, poiché è la natura che svolge il suo compito, ma nel corso degli ultimi anni accanto all’attività dell’incubatoio è stato proposto da chi scrive un progetto di contenimento del siluro che ha ottenuto degli ottimi risultati. Coinvolgendo i pescatori professionisti e la riserva naturale delle torbiere, sono state prelevate diverse tonnellate di siluro dal lago, si è poi provveduto alla ricerca di quella fetta di mercato, soprattutto est europeo, che fosse interessata al consumo di tale pesce. Un circolo virtuoso che auto-alimentandosi permette un contenimento efficace e preciso.

Pecora nera degli alieni presenti sul lago spetta indubbiamente al cormorano. Non è solo un problema del Lago d’Iseo, ma sta diventando sempre più pressante in tutti i laghi italiani e nelle lagune. Mi è capitato di trovarmi a Venezia sul canale della Giudecca una mattina di quest’estate ed intravvedere quello che, a occhio inesperto, sembrava un tappeto nero di sporcizia; avvicinandomi e guardando più attentamente erano uno stormo di cormorani (azzardare cifre è sempre rischioso, ma non saranno stati meno di duemila esemplari) intenti a banchettare con un inerme banco di pesce: dopo un’ora di tale banco non era rimasto più nulla. Non vedo soluzioni alternative se non il contenimento di tale specie, ma al momento la politica fa molta fatica a rispondere con esaustività a questa criticità, poiché la Direttiva Uccelli lega le mani in modo irragionevole a chiunque tenti di affrontare in modo critico il problema.

È tutto inutile come i più sostengono? Certamente no, senza immissioni il pesce di lago non avrebbe scampo, stritolato tra presenza di nuovi e famelici predatori, pesca dilettantistica e professionale e crescente presenza umana. Voglio infine segnalare ai più pessimisti che tra due anni, grazie al lavoro dello staff dell’ittiologo Mancini, saremo in grado di verificare quale sia la percentuale di pesce nato in natura oppure in incubatoio che raggiuge le dimensioni minime di pescabilità. Sarà interessante leggere i dati per vedere se la strada che è stata intrapresa è corretta, oppure se siano necessari degli aggiustamenti.

Raffaele Barbieri

1 thought on “Raffaele Barbieri: «Cormorani, siluri, carassi… gli alieni portatori di disgrazie sono tra noi»

  1. Belle riflessioni che dovrebbero spingere chi si deve occupare di queste problematiche a un confronto serio che tenga in giusta considerazione sia le richieste dei pescatori che la salvaguardia dell’ ambiente. Grazie

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