Monte Isola, Andrea Soardi: «La mia passione per la pesca, tra impegno, fatica e unione familiare»

Andrea col papà Fernando

Quando si parla di pesca professionale, quella di Andrea Soardi è tra le voci più autorevoli. Nato a Monte Isola, figlio e nipote “d’arte”, Andrea ha saputo unire il valore della tradizione alle nuove esigenze del mercato, con un occhio sempre attento alla qualità e al rispetto dell’ambiente. Fatica, passione, senso della famiglia, sono al centro di questa intervista, che ci permette di conoscere un po’ meglio un’antica e affascinante professione.

BCP: Tu appartieni a una famiglia di pescatori di Monte Isola. Cosa rappresenta per te questa professione?

Andrea: Più che un lavoro è una grande passione che mi è stata tramandata. Considera che da sempre la mia famiglia risiede a Monte Isola, quindi fin da bambini siamo andati in barca, sempre a stretto contatto con il lago. Una volta terminati gli studi, è riemersa in me questa specie di malattia per la pesca, che ti prende profondamente nonostante stanchezza e sforzi. Una passione, sempre nel rispetto delle regole dell’ambiente, che per me è fondamentale.

BCP: Cosa vuol dire essere pescatori di professione, oggi?

Andrea: Si tratta di un lavoro profondamente diverso dagli altri, inserito in quell’ecosistema del quale facciamo parte. Ai miei collaboratori ripeto sempre che occorre prelevare la quantità corretta di prodotto che ci consenta di mantenerci, senza andare mai oltre. A mio avviso, è fondamentale valorizzare al meglio il pescato fresco che si ha tra le mani; in questo modo, pescando la quantità giusta di prodotto e lavorandolo nella maniera migliore, si ottiene qualcosa in più al momento della vendita. Operare in questo modo, significa contribuire alla salvaguardia del patrimonio faunistico dei vari specchi d’acqua, garantendo un futuro a questa professione.

BCP: Cosa si potrebbe fare, a tuo avviso, per potenziare ulteriormente questo settore?

Andrea: Bisogna guardare alla pesca come ad una attività attenta, mirata, ecosostenibile, cambiando la vecchia mentalità di approvvigionamento incondizionato e indiscriminato. Occorre mantenere un buon livello di comunicazione tra tutti gli operatori, evolversi, sempre con una buona dose di rispetto nelle relazioni umane e verso il lago

BCP: Consiglieresti questo lavoro a un giovane alla ricerca di occupazione?

Andrea: Questo lavoro è fatto di sacrifici. Considera che io, con un diploma di perito informatico nel cassetto, ho lasciato la via facile per questo mondo complesso. Abbiamo creato un’azienda che opera nel commercio, trasformazione e lavorazione, partendo da una grande passione familiare. Un giovane che desidera intraprendere un lavoro di questo tipo, deve capire che dovrà sacrificare parte della sua vita; è una professione che ti mette a contatto diretto con la natura e le sue tempistiche, bisogna maturare una buona capacità di adeguamento. La passione è fondamentale, ma per iniziare quest’avventura, serve un pizzico di follia…

PCP: Entriamo per un attimo nel dibattito riguardante il Pesce Siluro. Che idea ti sei fatto?

Andrea: Il pesce siluro, alloctono e alla piramide della catena alimentare nei nostri specchi d’acqua, sicuramente rappresenta un problema. Da ormai una decina d’anni, cerchiamo di promuovere l’utilizzo della sua carne in maniera intelligente, non senza varie difficoltà. Ad oggi, possiamo affermare che il siluro è buono, scelto da molti cuochi virtuosi che lo utilizzano egregiamente; se noi riusciamo a trovare un buon percorso di vendita di un pesce invasivo e da eliminare, abbiamo fatto gran parte del lavoro. Certo, non tutti i siluri sono uguali, molto dipende dall’ambiente di pesca, in acque basse e ferme o in acque profonde con poco fango. Il siluro, tuttavia, mangia solo pesce vivo, si nutre bene, non può essere cattivo. Anche in questo caso bisogna cambiare approccio, guardando anche al suo potenziale valore e non solo ai tanti problemi che crea.

BCP: Tra i piatti forti del lago d’Iseo, troviamo la mitica sardina, notissima nella versione essiccata. Cosa rappresenta per te questo gioiello dell’acqua dolce?

Andrea: La sardina essiccata è paragonabile al maiale in casa nelle cascine bresciane di un tempo. Quando ero piccolo, tutta la famiglia si mobilitava per la preparazione di questa specialità, fino al suo lento declino. Quando nel 2008 abbiamo creato il presidio Slow Food della Sardina Essiccata Tradizionale del Lago d’Iseo, siamo riusciti a fare entrare questo prodotto all’interno di un circuito gastronomico più importante, mettendolo al riparo da altri prodotti essiccati di bassa qualità.

BCP: Qual è il tuo più bel ricordo legato alla pesca?

(Andrea): Fatica a parte? (ride…). Nel nostro caso, la pesca ha sempre fatto rima con famiglia. Andare ancora a pesca con mio padre, vedere mio figlio undicenne che si appassiona e vuole venire in barca con noi, per me rappresenta qualcosa di prezioso. Poi ci sono le pescate importanti, i traguardi professionali raggiunti, l’elenco sarebbe lungo… Tuttavia la nostra unione familiare, che anche attorno alla pesca si è manifestata in maniera così forte, è la mia più grande gioia.

A cura di Marco Vignoletti. Ph: Lido Vannucchi

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