Filippo Gavazzoni: «Approndiamo insieme l'escalation delle specie aliene del Garda»

L'Orconectes limosus

Ricostruiamo insieme l’escalation delle specie aliene (alloctone) nel Lago di Garda? Diciamo che già a metà ‘800 il Lago di Garda ha conosciuto una specie che non apparteneva al suo “DNA” con l’arrivo fortuito della Bottatrice, un pesce della famiglia dei Merluzzi (Gadidi). Poi, tra la prima e seconda guerra mondiale, durante alcune piene importanti del Fiume Po che hanno alzato i livelli dei laghi di Mantova, sono arrivati nel Garda il Pesce Gatto, il Black Bass ed il Persico Sole (Pesce Sole), mentre il Coregone lavarello fu immesso volontariamente nel 1918.

Fin qui non si sono generati problemi di rilievo, anche se la Bottatrice potrebbe esserlo vista la sua capacità di predare uova anche in grandi profondità, quindi sui letti di frega del Carpione. La vera svolta arriva con i primi turisti a fine anni ’50. Ecco che uno dei veicoli di contaminazione fu rappresentato dai primi motoscafi al seguito di questi turisti; arrivò infatti così la Dreissena polymorpha (come dimostrato dalle comparazioni genetiche), agganciata agli scafi o all’interno dell’acqua di sentina, negli anni ’60. Velocemente questa specie, estremamente invasiva, ha colonizzato tutto il Garda, intasando prese dell’acqua, tubature e ricoprendo ogni cosa sommersa; un’esplosione che vedremo simile con la sua gemella “bugensis”, arrivata nel 2022 ed ora in massima fase di espansione.

Tra gli anni ’90 e 2000 (periodo di massima contaminazione) sono arrivate le Corbicule, vongole del sud-est asiatico, con un “ricongiungimento familiare” che ora vede tutte le quattro specie (fluminea, fluminalis, leana e largillierti) presenti nel Garda. Negli stessi anni, arriva anche un gambero che ha un nome che sembra una imprecazione: Orconectes limosus (ora Faxonius limosus). Tra l’altro questa specie, con quella della Louisiana che arriverà poco dopo, ha portato anche malattie, come la “peste del gambero”, causata da un patogeno detto “Aphanomyces astaci”, che ha decimato purtroppo il gambero autoctono, per esempio, dimostrando così l’insidiosità di una specie aliena, anche in modo indiretto.

Nel 2003 è la volta del Gambero Rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) e del Dikerogammarus villosus, una vera “rogna” possiamo dire, in quanto vorace predatore delle uova deposte sui letti di frega; un gammaride che ha soppiantato quello autoctono e certamente corresponsabile del declino di alcune specie ittiche. Nel 2009 arriva la Sinanodonta woodiana, una cozza cinese, fino ad arrivare al 2022, con il censimento della Dreissena bugensis che, come dicevo, vedrà in questi anni una esplosione numerica importante e diventerà la specie prevalente, per poi assestarsi, purtroppo. Non ho citato la macrofite (piante acquatiche) come la Lagarosiphon major (anni ’70) o le Elodee (anni 2000) o la macroalga Ulvella bullata, di origine cinese, arrivata nel 2008 ed ora specie dominante sui substrati rocciosi fino a 1,20mt di profondità. Ognuna di esse, una volta insediata, cerca il suo spazio vitale, sottraendolo alle specie autoctone, che hanno generato l’habitat tipico gardesano.

Tralasciando altre specie come il Siluro, altrimenti il discorso diventa troppo lungo, bisogna considerare che c’è anche tutta la componente di microrganismi da considerare (vedi il caso delle recenti bio concrezioni sulle condotte sublacuali), di cui ho già letto alcune pubblicazioni scientifiche, da poco redatte. Ecco perché, alla luce di tutto, ho deciso di intraprendere e portare a termine l’iter per la legge interregionale sulla sanificazione carene e motori, la prima in Italia. La bibliografia è ampia, così come le pubblicazioni scientifiche; studiandole, si evince come sia necessaria questa legge per interrompere o limitare al massimo il continuo arrivo di queste specie e salvare così, in un certo senso, il salvabile.

Filippo Gavazzoni – vicepresidente Comunità del Garda

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