10 luglio del 1930… il pescatore Luigi Monese, detto Mondini, stà rientrando in porto a Garda dopo aver issato in barca, con la rete detta “s’ciaola”, uno strano pesce di colore nero, con i baffi, un pesce mai visto prima nel Lago di Garda che l’ittiolgo Floreste Malfer, chiamato dai pescatori per decifrare tale cattura, identifica come Pesce Gatto. “Oh no, ancora un Pesce Gatto !!!”, è una frase che ricorreva spesso tra i ragazzini che pescavano nel Canale di Mezzo a Peschiera, a cavallo degli anni ’60; il Pesce Gatto era infatti abbondante nelle zone a sud del Lago, specialmente a Peschiera del Garda e lungo il Fiume Mincio. Forse questa esclamazione era derivata anche dal fatto che il Pesce Gatto ha delle spine velenose sul dorso e sui lati nella zona pettorale e necessita di una precisa presa per slamarlo senza farsi pungere, prendendolo con la mano a “C”, ovvero avvolgendolo dietro le spine, con l’arco formato dalla linea tra pollice e indice.
Il grande Ittiologo Enzo Oppi, nel suo testo “Ricerche sui pesci del Lago di Garda” parlando proprio del Pesce Gatto riporta questa frase: “Credo però di non essere il solo a ricordare che intorno al 1957-1958 già si riproduceva nel porto di Garda, perchè fra le barche all’ormeggio scorrazzavano a frotte i suoi piccoli”. E’ vero, io stesso ricordo, quando da piccolo pescavo sui lavatoi di Porta Brescia, queste chiazze nere come la pece di avannotti di Pesce Gatto, che hanno la caratteristica di assembrarsi fitti in folti gruppi, eravamo a fine anni ’80 primi ’90. Ne prendevo spesso due o tre, che facevo poi crescere nel mio acquario in casa insieme alle Alborelle, Saltarèi, Pesce Soli e tutto quel che recuperavo con il retino sotto casa, nel Canale di Mezzo. Ancora in quello stesso periodo bastava una passata tra le alghe con il retino per recuperare un pò di tutto, ci trovavo manciate di Saltarèi, Alborelle, Triotti, in tarda primavera anche piccole Tinche e Carpe di qualche cm, eccetera. Oggi nelle zone in cui ancora ci sono alghe, non si vede praticamente più nulla.
Ma come è arrivato il Pesce Gatto nel Garda? Probabilmente ha seguito la stessa rotta del Balck Bass, del Persico Sole e della Cheppia, ovvero la risalita in autonoma dal Fiume Po, nel Mincio e quindi nel Lago.
Il Pesce Gatto è originario delle regioni centro-orientali del Nord America ed è arrivato in Europa presumibilmente a fine ottocento, anche se ci sono notizie discordanti a riguardo, sempre sotto la spinta dell’itticoltura che allora era in forte ascesa e cercava specie da “coltivare” a scopo alimentare. Una buona teoria per la colonizzazione di questo pesce riporta che nel 1909, una piena del fiume Reno e l’esondazione di alcuni stagni nei pressi di Bologna, dove questo pesce era allevato, ne consentì la diffusione praticamente ovunque, arrivando quindi in Po, successivamente ai Laghi di Mantova e infine nel Garda. Come detto sopra, è stata una colonizzazione simile ad altri pesci, che ho descritto in modo approfondito in altri articoli nel corso del tempo.
Ma nei laghi di Mantova, per esempio, già a metà del ‘700 il governo di Maria Teresa d’Austria rilasciava licenze gratuite di pesca a questo pesce con lo scopo di contenerlo in quanto in eccessiva espansione. Una restrizione che fece calare la presenza del Pesce Gatto quasi della sua totalità ad inzio 1800, per poi riprendere vigore con successive immissioni attraverso i fiumi e fossi ostigliesi e per l’immisione attraverso la vendita di questo pesce come “ornamentale” da parte di mercanti di ritorno a Mantova dall’America, tra il 1922/23. Questo pesce non ebbe comunque vita facile, infatti con un Regio Decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n° 106 dell’8 maggio 1931 si indicavano “disposizioni per la distruzione del Pesce Gatto”, in quanto ritenuto distruttore di ecosistemi e specie altamente invasiva. Non è servito a molto questo decreto, il Pesce Gatto è infatti andato incontro ad una rapida decrescita solo verso metà/fine degli anni ’90. Oggi nel Garda è assai raro. E’ questo un esempio di come l’eradicazione di una specie alloctona, quando acclimatata e/o invasiva, sia praticamente impossibile se non intervengono fattori “biologico ambientali” avversi alla stessa, insomma la natura tende a fare sempre il suo corso.
Questa è un’altra piccola storia dell’evoluzione gardesana, vista attraverso l’evoluzione dell’habitat, dell’ittiofauna, della società e dell’economia; piccoli tasselli che, se messi insieme, delineano sempre un quadro interessante e completo per comprendere il Lago di Garda e non solo. Ringrazio il sig. Gian Paolo Vanzini, che mi ha concesso l’utilizzo della bella foto del Pesce Gatto in copertina. Sentendolo al telefono per chiedere questo permesso, abbiamo fatto due parole su questo pesce, che ha subito lo stesso declino anche nelle sue zone, nel ferrarese, dove era abbondantissimo.
Filippo Gavazzoni